Nel deserto troveremo la nostra strada.

Il virus entra anche nelle nostre menti minando le nostre certezze. Un’occasione per addentrarci nel deserto e trovare le orme che Gesù ci chiede di seguire.

Tempi di coronavirus.
Tempi di paure. Di incertezze. Di domande.
” E se mi ammalo?”
” E se si ammalano i miei genitori, i miei figli?”
” E se?…”

Farsi domande è un bene.
Perchè chi ha domande di solito cerca risposte.
E chi cerca, spesso, trova.
Ma se alle domande attuali, quelle appena accennate sopra, ci pensano Google e le autorità preposte a dare le risposte di cui abbiamo bisogno, per altre domande più complesse il web non basta.

Le malattie e la precarietà della vita ci mettono di fronte le domande esistenziali insite nell’uomo che solo un caos di parole e immagini riescono così bene a nascondere ma che poi, a volte, ritornano.

Ecco allora che l’uomo così padrone del proprio destino, così sicuro di sè, perde tutte le proprie certezze di fronte a un virus che si insinua non solo nel nostro organismo ma soprattutto nella nostra mente.

Emergono prepotenti almeno 2 grandi aspetti:

La fragilità dell’uomo.
Il comune destino dei popoli, tutti fratelli nella condivisione del mondo.

Il primo aspetto, la fragilità, serve soprattutto all’Occidente, così lanciato nella sua corsa all’oro, per fargli capire che il denaro non è tutto. Che non si possono trascurare i valori fondamentali dell’esistenza e del convivere: la solidarietà, il prendersi cura gli uni degli altri, prendere per mano chi rimane indietro. Davanti alle incertezze e alle fragilità dell’uomo OCCORRE FERMARSI perchè ci sono dei problemi prioritari da risolvere.

Qui una riflessione si apre toccando il secondo aspetto. Perchè mai non ci siamo fermati con altrettanta emergenza e senso di solidarietà davanti alle quotidiane macroscopiche ingiustizie del mondo? Davanti a MILIONI DI PERSONE che morivano di fame?
Che bello se questa esperienza ci insegnasse quanto il corpo del mondo sia unico e quanto la mano destra, sana e forte, non possa ignorare la sinistra che sta andando in cancrena.
Abbiamo un comune destino. Siamo tutti fratelli.
Questo virus urla forte anche questa grande verità.

Le domande importanti allora possono finalmente trovare risposte altrettanto importanti.
Il comune destino del mondo così interconnesso, non solo grazie a Internet ma fisicamente, ci richiama a uno sforzo di condivisione degli obiettivi di progresso e di crescita dell’UMANITA’.

L’UMANITA’.

Una parola che ci scuote con il suo doppio significato: “Natura umana e totalità del genere umano” e “umanità” intesa come “Sentimento di solidarietà umana, di comprensione e di indulgenza verso gli altri uomini“.

Per chi è cristiano, ma non solo, la fragilità e l’odore della morte ci sbatte in faccia la nostra superficialità, l’urgenza del “manca poco tempo”, “e se toccasse proprio a me?”.
E’ un’urgenza SANA perchè ci mette prepotentemente davanti ai nostri errori e alle nostre enormi mancanze: troppo tempo sprecato, troppo vagare senza meta, senza obiettivi di vita che abbiano un senso oltre al banale accumulo di DENARO e ONORI fini a sè stessi.

Per ritrovare questi obiettivi di VITA e di SENSO, per trovare risposte alle domande più importanti della nostra esistenza c’è solo una strada: ritrovare il DESERTO inteso come SILENZIO e ASCOLTO (la PREGHIERA del CUORE).

Nel DESERTO scopriremo che non siamo soli e che c’è già un cammino, delle orme splendide da seguire, che Gesù in persona ha lasciato per noi.

Seguendole potrebbe accadere che, come i discepoli di Emmaus, ci accorgeremo di avere proprio Gesù che cammina con noi, al nostro fianco e ci sussurra: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi“.




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